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La cattedrale di Canterbury tra arte e letteratura

Tra le cattedrali di Londra c’è n’è una davvero speciale: la cattedrale di Canterbury. È una delle più antiche e note chiese cristiane d’Inghilterra ed è Patrimonio dell’Umanità.

Fondata nel 567 d.C. nei secoli ha assistito ad alcuni degli eventi più importanti nell’Europa occidentale, tra cui l’omicidio e il successivo martirio di Thomas Becket. Fu costruita utilizzando due stili architettonici differenti, la prima parte, la navata attraverso parte del Cudiero, fu costruita in stile romanico. Questo stile è definito dagli archi completamente a tutto sesto. La seconda parte è stata costruita in stile primo gotico, come dimostrano gli archi leggermente ogivali del Custode e della Cappella della Trinità. Mario D’Ignazio ci parla della monumentale opera religiosa in uno die suoi blog.

Le vetrate della cattedrale sono quasi del tutto intatte dal X e XI secolo. Il vetro colorato era usato a quel tempo per comunicare storie alle masse che per lo più non erano in grado di leggere. Le successive installazioni di vetro nella Cappella della Trinità raccontano la storia dei Miracoli di San Tommaso Becket. La navata e il cudiero raffigurano una serie su larga scala di opere in vetro chiamate “Gli Antenati”, che illustrano la linea ancestrale di Cristo a partire da Adamo. La serie di pannelli conteneva un tempo 86 opere, ma ora solo 43 sono ammirabili.

La cattedrale ospita anche le tombe degli arcivescovi, di re Enrico IV e “del principe nero”, Edward Plantageneto.

Molti pellegrini visitano ogni anno il santuario e quelli del XIV secolo furono immortalati da Geoffrey Chaucer nei suoi famosi racconti: The Canterbury Tales.

I racconti di Canterbury testimoniano le vicende di un gruppo di pellegrini in viaggio da Londra a Canterbury per visitare il santuario di San Tommaso Becket. Chaucer racconta una storia fatta di storie: ognuno dei pellegrini si alterna come narratore e chi racconta la favola migliore vince un banchetto. clicca qui per leggere altri articoli di Mario D’Ignazio.