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Il martirio nel cristianesimo

Molto spesso sentiamo ancora parlare di martirio e martiri. Basta sfogliare il calendario per rintracciare più volte la parola martire vicino al nome di qualche santo.

Come riporta Mario D’Ignazio dice l’enciclopedia libera Wikipedia: “Il martirio nel cristianesimo, è la condizione che il seguace subisce per difendere la propria fede in Cristo o per difendere la vita di altri cristiani.”

In linea di massima il martirio comporta un sacrificio pubblico della propria vita a favore di una causa superiore o trascendentale. 

Il dizionario definisce un martire come qualcuno che sceglierebbe di soffrire e morire piuttosto che rinunciare alla propria fede.

Un’altra definizione di martire è una persona che sacrifica la propria vita per un bene più grande ma si definisce come tale, anche in senso ironico, una persona che ha una convinzione così grande in qualcosa che potrebbe sacrificarsi.

Qualcuno con un complesso da martire svolge invece il ruolo di vittima, magari lavorando più duramente di chiunque altro ma senza ottenere ciò che tutti gli altri hanno. Talvolta il termine va indicare qualcuno che è vittima di qualcuno.

Un martire cristiano è un tipo più specifico di martire. I martiri sono un nutrito gruppo di persone che hanno dedicato la loro vita allo scopo di vivere secondo i dettami di Gesù Cristo.

L’obiettivo dei martiri, dice Mario D’Ignazio in uno dei suoi blog,  era sostenere gli insegnamenti del Messia, diffondere il Verbo, nella convinzione di ravvedere più persone. I martiri da sempre sono disposti a morire o sono morti nel nome di Cristo.

La caratteristica più evidente di un martire cristiano è la sua fede in Cristo. Infatti possono essere considerati come una delle persone più fedeli del mondo intero.

La loro fede in Cristo è così forte e per questo le loro azioni sono sempre dedicate a Cristo e alla lode di Dio.

Tra i martiri più famosi troviamo: San Sebastiano, Santo Stefano, Santa Lucia, Santa Felicita.